Parcheggiata l’auto nei pressi delle ultime case di borgata Manera, il nostro itinerario alla scoperta del paese di Benevello inizia dal “funtanin” (A). Posto all’ingresso del paese, le sue pareti sono adornate con un suggestivo affresco del pittore lequiese Luigi Carbone. La realizzazione della piccola fontana si deve alla pro loco, che nel 1976 propose di sfruttare al meglio la sorgente che nasce ad un centinaio di metri più sotto. Prima di proseguire verso il centro del paese, rinfrescatevi dunque al “funtanin”!

Continuiamo la nostra passeggiata verso il centro del paese e giungiamo al punto tappa della Strada Romantica (B), che qui è diffusa in vari punti del paese. Sulla sommità della piazza di Benevello, fulcro del centro storico, possiamo ammirare l’incantevole panorama delle sinuose colline vitate, alternate di volta in volta da folti noccioleti. Passeggiando per la piazza possiamo ammirare il Castello e la chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli.

Il Castello di Benevello (C), commissionato ai fratelli Simonino e Pietro dai Marchesi Falletti nel XIV secolo, fungeva probabilmente da struttura di controllo sulla strada che dalle Langhe portava ad Alba. Nei numerosi passaggi di proprietà subì molti rimaneggiamenti che ne fecero perdere le caratteristiche militari difensive, trasformandolo in residenza nobiliare di campagna. Nel 1881 è stato acquistato dal beato Faà di Bruno e da allora ha sempre avuto finalità sociali. Nonostante alcune opere di sistemazione ne abbiano in parte stravolto l’aspetto (ad esempio l’intonacatura esterna), sono ancora riconoscibili il parco interno e le forme dell’antico castello, che ad oggi si presenta come un grosso blocco con basamento a scarpa, rinserrato tra due torrioni circolari cimati. Il castello a oggi non è aperto alle visite.

Adiacente al castello si trova la chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli (D). Precedentemente posta in prossimità del vecchio cimitero, venne demolita e ricostruita in cima alla collina nel 1928, divenendo il cuore della piazza di Benevello. Il complesso, affiancato da un pregevole campanile settecentesco, presenta una facciata composta di mattoni e pietre con rosone al centro. Entrando, volgiamo lo sguardo verso l’imponente soffitto a cassettoni e poi sulla parete dietro l’altare, dove scopriamo un affresco raffigurante il Cristo in croce con lo sfondo del paese, opera del pittore di Lequio Berria Luigi Carbone. Oltre al suddetto troviamo un quadro di Luigi Vigolungo, cittadino benevellese, già oggetto di venerazione.

Camminando lungo Via Scuole, alla fine del muro di cinta del castello, noteremo una curiosa meridiana (E), la cui origine tuttavia rimane sconosciuta.

Allontaniamoci dal paese e proseguiamo per circa un chilometro sulla provinciale 106 che sale verso Bossolasco: scorgiamo una collinetta sulla quale si intravede la chiesetta della Santissima Annunziata, più notoriamente conosciuta come “Chiesa della Madonna di Langa” (F). Demolita e ricostruita nel 1923, alcune leggende raccontano che vi abbia pregato San Francesco durante il suo viaggio verso la Liguria. Il luogo di devozione è inoltre rinomato per lo straordinario spettacolo che si ammira dal belvedere antistante: uno dei migliori scorci sul Piemonte meridionale!

A questo punto, se si chi intende proseguire lungo il nostro percorso, si deve essere dotati di calzature da trekking, perché il sentiero entra nel paesaggio che abbiamo fino ad ora ammirato (G), attraversa i noccioleti tipici di questo territorio e si addentra nel bosco dove, tra roverelle e castagne, i muretti a secco (H) restano come unica testimonianza della vita e del duro lavoro dei contadini del secolo scorso.

Giunti a Cascina Molinetti, una vecchia casa diroccata ma con un fascino tutto suo, svoltiamo a destra attraversando un prato e ci troviamo innanzi a una spettacolare formazione in arenaria (I), probabilmente risalente al miocene, che, con le sue stratificazioni di sabbia e pietre rotonde, ci narra di un mare che non c’è più!

Avvicinandoci alla parete possiamo notare che offre riparo a due carri (L): si tratta dei carri di Candido, di un signore del posto che nel 1969, il giorno precedente il suo matrimonio, ammucchiò il fieno su uno dei carri pensando di tornare a prenderli in seguito. Invece restarono lì, sotto la rocca, con un carico di fieno che, dopo 50 anni ed un leggero strato di polvere, evoca ricordi di tempi lontani…

Tornando sul nostro cammino, ci troviamo a guardare (senza difficoltà!) il torrente Berria, che nasce nel territorio del comune di Lequio Berria e che scorre lungo tutta questa vallata, accompagnandoci piacevolmente lungo il nostro sentiero.

Giunti al vecchio mulino (M), troveremo un gruppo di tipici “funghi di langa” (N), realizzati dagli abitanti del posto con le pietre tonde rinvenute dai contadini dissodando il terreno; il sentiero gira dietro le case ed inizia l’ascesa lungo le pareti della collina: unico tratto impegnativo del percorso sale con una sequenza di sette tornanti e raggiunge una zona detta Cascina Le Vigne, dove oggi ci sono solo tracce dei vecchi vigneti nascoste tra il bosco ed i noccioleti. Il sentiero sbuca poco al di sopra del ‘Funtanin’ da cui siamo partiti.